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Tu Sei Qui:: Esplora > Parchi Nazionali e Riserve naturali > La Val d'Ossola e le sue acque
Se c’è una parte del Piemonte dove l’acqua è diventata un elemento distintivo, tanto da condizionarne la vita e l’economia, questa parte è sicuramente la Val d’Ossola. E il filo conduttore della valle è il fiume che la percorre da nord a sud: il Toce. Proviamo a discenderne le sue acque, nell’immaginario racconto di una goccia d’acqua, partendo dalla sorgente, in alta Val Formazza.
La piana di Riale si trova a oltre 1700 metri di quota ed è la conca abitata più alta della Formazza. La sua isolata chiesetta spicca di giallo sulla collinetta verde, alta una trentina di metri sopra le poche case del villaggio. Ai suoi piedi, in tarda primavera, potrete vedere un’incredibile fioritura di orchidacee gialle, bianche e fucsia, più genziane e anemoni.
In estate, il grande parcheggio ai piedi dell’imponente muraglione della diga di Morasco, si riempie di auto e di camper. Da qui si parte a piedi verso i laghi alti, l’alpe Bettelmatt (famosa per il suo pregiato formaggio) e verso il passo Gries, oppure verso il rifugio Maria Luisa e il passo San Giacomo.
La piana, in inverno, si trasforma in un perfetto “stadio” per lo sci di fondo. L’altitudine e l’esposizione sono ottimali per questo, con probabile neve già in tardo autunno. Questo fa si che molte squadre nazionali dei Paesi alpini arrivino in Formazza per la loro preparazione, in vista delle gare.
A Riale, alla confluenza di tre piccoli corsi d’acqua, si forma il torrente Toce. Da qui basta scendere poco più di un chilometro per trovare la più famosa attrazione dell’Ossola: la cascata. A vedere quell’acqua tranquilla prima del salto si direbbe che è felice, probabilmente cosciente di quello che l’attende, come un bimbo all’inizio di un lungo scivolo di un Acquafan. Non è, la cascata del Toce, un pauroso e rumoroso balzo nel buio di una gola, come succede in tante cascate alpine. E’ una dolce sdrucciolata che si allarga man mano in un velo da sposa, con un fragore leggero e umido. Un facile sentiero permette di salire o scendere a fianco del salto, garantendo una lunga emozione.
Per scendere dalla val Formazza in valle Antigorio, duecento metri di dislivello, il torrente Toce poteva fare un’altra cascata, ma qui invece è riuscito a scavarsi una via meno perigliosa all’interno di un bosco di conifere. Al posto dei tornanti di un tempo, la strada carrozzabile supera la difficoltà con la Galleria delle Casse: un tunnel di tre chilometri che compie un giro completo su se stesso: una curva infinita!
La valle Antigorio è scavata a “U” dal ghiacciaio, con pareti rocciose sui due lati. Si apre all’altezza di Premia, paese in bella posizione, dove molti cartelli invitano alle nuove terme e agli orridi di Uriezzo, piccoli ma spettacolari canyon, dove stretti e tortuosi cunicoli si alternano alle cosiddette “marmitte dei giganti”, con le pareti che si avvicinano fino a nascondere il cielo.
San Gaudenzio a Baceno è probabilmente la più bella chiesa dell’Ossola. Un gigantesco San Cristoforo, dipinto in facciata, ti impressiona quando te lo trovi davanti: un metro di scarpa! Ma la meraviglia è all’interno. Cinque navate ti fanno sembrare la chiesa più larga che lunga, e per di più con un pavimento in salita. Una selva di colonne interrompe visivamente la straordinaria scena degli affreschi quattro-cinquecenteschi.
Con quasi 1500 abitanti, Crodo è il principale comune della valle Antigorio, a 16 chilometri a nord di Domodossola. Da sempre conosciuto per le sue acque termali, imbottigliate già nel 1931, mantiene un aspetto signorile nella disposizione urbana e in molte belle case, ben distribuite sul facile pendio che guarda a mattina. Qui, nel 1964, è nato il Crodino, bibita bionda ricavata da una formula di erbe aromatiche sapientemente dosate, al punto di diventare sinonimo di aperitivo analcolico.
Pochi chilometri da Crodo ed eccoci a Pontemaglio, dove la valle si stringe di colpo tra due pareti di roccia, nell’ultima gola che il Toce incontra nel suo corso. Proprio sotto il grandioso arco del ponte romano, il Toce sveste i panni del torrente e diventa fiume. Sarà lento per quasi cinquanta chilometri, salvo quando si arrabbia per le piene. Finirà i suoi giorni nella piana di Fondotoce, giusto in tempo per entrare solennemente nel Lago Maggiore.
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