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Val Pitta, in dialetto valsesiano, significa Valle Piccola. Così è anche chiamata la Val Sermenza, per distinguerla dall'attigua Val Grande, quella che porta ad Alagna, certamente più estesa ed importante.
La valle si stacca a Balmuccia dall’asta del fiume Sesia e fila dritta verso nord, dividendosi a Rimasco, dopo 13 chilometri, in due vallate. A sinistra verso Rima e a destra verso Carcoforo. Ma prima tocca le località di Rossa, con le sue case in alto, e poi Boccioleto, paese dalla doppia torre, quella del campanile e quella delle Giavine, un monolite roccioso ben visibile dalla strada.
Rimasco si specchia nel suo lago a 890 metri di altitudine. Lasciata a sinistra la valle del Sermenza che porta a Rima, si sale per 6 chilometri nella stretta valletta del torrente Egua fino ai 1300 m di Carcoforo.
Per tutto il tratto, i ripidi versanti opprimono e incombono sulla strada ma poi, dove sorge il cimitero e la chiesa della Madonna del Gabbio Grande, la valle si spalanca in una luminosa conca, forse la più bella dell'intera Valsesia. L'agile campanile guida verso il piccolo centro, compatto nel suo nucleo antico, quasi protetto dalle mura naturali della montagna e dale acque di due torrenti.
Attorno è un ventaglio di cime e di colli. Molti di questi portano nell'ossolana Valle Anzasca, con passi che superano i 2600 m; a sinistra il Colle del Termo offre il passaggio verso Rima, a destra il Colle d'Egua porta verso la Val Mastallone. Dal Colle della Bottigia si va verso Macugnaga, ma si può rientrare in Valsesia dal Colle del Turlo. Siamo all'interno del Parco Naturale Alta Valsesia, che grazie al Monte Rosa è il più alto d'Europa.
Carcoforo vanta primati e riconoscimenti importanti. Uno di questi - che contende a turno con altri micro-paesi alpini — è quello del comune italiano più piccolo per abitanti, una settantina circa. In alcuni periodi dell'anno i residenti sono anche meno ma poi il paese si anima per il turismo nei fine settimana, con le seconde case e con il ritorno stagionale dei nativi.
Nel 1991 Carcoforo è stato designato come “Villaggio ideale d’Italia” grazie ad un concorso nazionale patrocinato dalla Comunità Europea. Per ottenere questo premio, al quale partecipavano 136 comuni italiani, era necessario possedere determinati requisiti in merito ai servizi presenti, alla conservazione del paesaggio e dell'ambiente naturale, ad una adeguata ricettività turistica e alla capacità di conservare costumi, usi e tradizioni.
Un forte senso di cultura identitaria lega Carcoforo e l'alta Valsesia alla storia dei walser, definito a ragion veduta“ il più nobile popolo delle Alpi”. Un gruppo folcloristico in costume walser è presente in tutte le manifestazioni, portando vivacità culturale e indossando gli antichi abiti, impreziositi dal prezioso “puncetto” da sempre ricamato dale donne. La visita al cuore del paese inizia dall'elegante arco di ingresso, eretto nel 1743, che conferisce al nucleo antico quasi l'aspetto di un borgo murato, vista la compattezza delle costruzioni e la presenza della torretta in una bella casa d'angolo. Lasciato subito a destra l'oratorio della Madonna delle Grazie, le stradine perfettamente selciate portano verso la piazza dove sorge la Chiesa parrocchiale di Santa Croce. Molti i motivi di interesse all'interno dell’edifico sacro, con importanti opere pittoriche e lignee di diversi artisti valsesiani, altari e balaustre in marmo e preziosi elementi d'arredo, come il grande armadio del XVI secolo presente in sagrestia.
Il veloce giro tra le case fa scoprire alcune antiche costruzioni in legno, ancora integre nella loro architettura walser e tutt'ora usate come fienili. La maggior parte delle abitazioni risalgono all’Ottocento, anche in conseguenza di un incendio che nel 1863 distrusse gran parte del paese.
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